Zio Beppe e il pareggio di bilancio.

Beppe Grillo
Beppe Grillo

Come avrete già letto, sentito alla Tv, alla radio o qualche vostro amico o collega vi avrà già illuminati sull’argomento, nei prossimi 20 anni l’Italia deve passare dal 120% al 60% di debito sul PIL. Tutto ciò si traduce e tradurrà, in una continua richiesta ed imposizione di sacrifici, vedi finanziarie da 40/45 miliardi alla volta. Traducendo ancora, in un abbassamento drastico del livello di vita e dei diritti dei cittadini italiani. Peraltro, il tutto dovrà passare sopra un corpo sociale ogni anno sempre più stremato dall’accumularsi di sacrifici, appunto, e misure draconiane in economia.

I dati pubblicati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel suo Rapporto Globale sui salari 2012/13, parla chiaramente della diminuzione dei salari reali in tutto l’Occidente a fronte di una crescita continua e sistematica della produttività. Tra parentesi nei paesi emergenti la situazione è molto diversa poiché ad un aumento della produttività si ha un parallelo aumento del livello salariale. Non so quanti italiani, probabilmente pochissimi, hanno coscienza di un fatto del genere e questa mancanza di coscienza, frutto della deprivazione culturale di massa cui l’Italia è stata fatta oggetto anche grazie al mezzo televisivo, è uno dei fattori che ritarda qualsiasi presa di responsabilità collettiva nella richiesta di un cambio nel modello produttivo, di sviluppo, di relazioni sociali.

L’esecutivo presente è stato imposto dalla classe dirigente europea (di cui l’Italia è parte) in accordo con le grandi istituzioni finanziarie internazionali. Questo sistema di macelleria sociale viene ritenuto l’unico sistema, una sorta di strada obbligata, che la classe dominante europea (una ristretta minoranza di cittadini dotati di ingenti risorse finanziare ed industriali) ha per riuscire a rimanere a galla nel mare molto agitato della concorrenza internazionale. L’esecutivo precedente è stato bellamente rimosso perché ritenuto incapace di ottenere risultati apprezzabili in questo senso.

Qualsiasi esecutivo futuro dovrà, obbligatoriamente, pena la propria fine politica, mantenersi su questa strada, dove verranno appositamente limitati tutti gli spazi di manovra e non saranno più possibili i bunga-bunga come passatempo, pagati con le risorse degli italiani o amenità del genere. Berlusconi, l’ultimo zio dispettoso che abbiamo avuto al governo, il personaggio godereccio che, pur appartenendo a quella borghesia sovranazionale che dirige la musica a livello mondiale, non ha saputo o voluto emendarsi dagli infiniti errori commessi, non potrà far finta di nulla pur pretendendo di ripresentarsi alle elezioni (animaliste…) prossime venture dopo aver affondato il governo Monti ed essere in perenne trattativa con Renzi ed il PD. E’, tuttavia, probabile che Monti gli abbia concesso unicamente la vittoria di Pirro, in ogni caso, Berlusconi metterà in campo tutte le armi che possiede, ma sa benissimo che anche i suoi avversari a livello internazionale lo stanno già facendo. Egli agiterà a tutta forza il solito populismo anti-europeista ed anti-euro, in compagnia della Lega.

La maggior parte degli italiani, deprivati (appunto) culturalmente dal lavaggio del cervello televisivo, da un consumismo farlocco e dall’indebolimento pesante di partiti e sindacati che, un tempo, rappresentavano dei punti di riferimento ideologici, culturali, politici ed umanistici, innanzitutto per i senza-voce, si ritrovano alle prese con l’ultimo fenomeno mediatico della storia patria: il grillismo. Danno pure una certa fiducia al comico-miliardario, sperando che lui risolva i loro problemi senza però, essi stessi, esporsi troppo. Grillo nasce dalla Tv, è un fenomeno televisivo, tanto è vero che la stragrande maggioranza degli italiani lo ritiene ancora tale, nonostante si sia trasferito sul web. Tuttavia, egli rifugge la TV perché sa che il suo mito potrebbe infrangersi, magari davanti l’obbligo di un confronto con personalità di un certo livello, ed è divenuto, in Internet, ciò che Berlusconi è in Tv: un monopolizzatore. Le idee che esprime e vuole siano delle posizioni politiche, vengono pescate a destra e a manca, costruendo così un oggetto politico piuttosto opaco che attrae delusi di ogni colore (anche se le statistiche dicono che raccolga più tra i delusi del PDL) al fine di costruire una politica anti-politicante.

E’ un classico di tutti i movimenti populisti che, o si dissolvono nel tempo, quando ci sia un contenitore nuovo e/o più efficace a contenerne le necessità socio-politiche o diventano essi stessi partiti della politica, finendo poi per frantumarsi in varie anime che tornano a ruotare verso i poli originari e di maggior capacità attrattiva presenti sul mercato politico-elettorale. Il limite principale di Grillo ora è proprio quello di discutere solo ed esclusivamente di liste elettorali, mentre i primi scazzi reciproci sono già avvenuti. Espulsioni incluse. Il fenomeno storico più vicino nel tempo, in Italia, a quello grilliano, fu quello dell’Uomo Qualunque di Giannini che funzionò finché la Democrazia Cristiana non assorbì efficacemente le pulsioni di quei settori sociali. Anche i referenti sociali sono praticamente uguali: la piccola borghesia in crisi. E’ infatti assente, nel corpo militante grilliano, la classe operaia o la parte più bassa del lavoro salariato, ci sono invece giovani professionisti, imprenditori e simili.

Nel dopoguerra Giannini fu capace di dare voce a quella parte di piccola borghesia impiegatizia e statale compromessa col fascismo che, a fine guerra e contrariamente ai pezzi grossi, ai burocrati più in vista dell’ex-regime graziati da Togliatti, furono epurati e persero il lavoro. Oggi, la classe sociale o meglio l’entità sociologica di riferimento del Grillo è la famosa generazione fantasma, quella dei trenta-quarantenni, precari, senza grosse speranze per il futuro, spesso senza famiglia, sulle cui aspirazioni tradite si sono, dalle parti del Blog grilliano, costruite le architravi delle fortune politiche del comico-miliardario.

Tuttavia, il fenomeno grilliano, di cui il M5S è il risultato migliore non solo è qualunquista, ma anche conformista. E’ risaputo, infatti, come chi non si schiera  con zelo col capo-Grillo, venga marchiato immediatamente del simbolo imperituro della F: Fetenzia. E, la maggioranza, si schiera con zelo, non si sa mai in questi tempi di magra….. Il M5S, sappiatelo, è un partito-azienda. Chi ne fa parte e vuole farne parte invia dei regolari curricula che saranno poi valutati dal capo e dai vari capi in seconda, quasi una tecnica feudale. Questo parallelismo di comportamenti tra aziendalismo e politica sono indicativi e possono essere considerati di una certa contiguità con i metodi delle Corporations che si diceva di voler combattere.

Mettiamo che nel prossimo Parlamento ci saranno (sparo un numero) 100 deputati grilliani. Per poter mantenere la sedia dovranno obbedire al capo, altrimenti, verranno immediatamente ed insindacabilmente espulsi dall’organizzazione di cui il capo è padrone assoluto. La ricattabilità, che significa anche manipolabilità, delle loro posizioni mi sembra siano chiare anche ai bambini.

Tuttavia, il problema di fondo è che per Grillo ed i grillini le problematiche sono questioni personali o di malafede. Non esiste, per costoro, un meccanismo economico, sociale o culturale che stia dietro a fenomeni (tanto per fare un esempio) quali la crisi economica, la disoccupazione, la guerra. Costoro non spiegano mai come si uscirebbe dalla caduta dei salari di contro ad un aumento della produttività. Vi risponderebbero dicendo che basta rubare di meno. Che poi il capitalismo sia fondato sull’espropriazione di plus-lavoro che si trasforma in profitto, ovvero sia fondato su quella che potremmo definire una declinazione del furto, non viene nemmeno preso in considerazione dal Nostro.

Il non prendere in considerazione argomenti di teoria economica, rifuggire dal confronto quando si cerca di approfondire oltre lo slogan, è tipico dei populisti, di cui Grillo è un esponente di primo piano. La superficialità dello slogan è, in definitiva, la prognosi proposta dal M5S. I problemi sorgono perché c’è da affondare questa classe politica. Ma, a mio avviso, non si possono fare delle analogie fra categorie totalmente dissimili fra di loro, come fa il Nostro: produzione industriale:produttività:salario:debito pubblico:amministrazione pubblica:ogm:ecosistema distrutto…. Buttare tutto in un unico calderone, lanciare allarmi senza capire bene da dove si originano e poi….nascondere il braccio che ha lanciato il sasso. Se egli fosse di ciò consapevole, allora si tratterebbe di malafede.

Poi, sulla ricetta populistica del rubare di meno (badate, non impiegare bene e meglio i soldi o le risorse, in modo produttivo di benessere per la collettività!) e, quindi, per uno strano processo di induzione, si tradurrebbe nel rifiuto dei rimborsi elettorali. Benissimo: ma allora la figura di m…. del calcolo sbagliato del rimborso elettorale, operato solo per un riscontro propagandistico, se la potevano anche risparmiare. Peraltro, la ridicola risposta sul blog di Grillo, che non linko nemmeno, a firma di Giancarlo Cancelleri, tira addirittura in ballo un contratto (suona un campanellino d’allarme e compare di nuovo zio Silvio, lo stipulatore di contratti) per dire che i soldi dello stipendio se li prenderanno versandone una parte in beneficienza e una parte ristornandoli alla Regione. Parliamo comunque di bei soldini che in tempi di magra, precariato e disoccupazione galoppante finiscono comunque in tasca ai carrieristi a cinque stelle, sempre troppi rispetto ai 30/40 anni per lo più in nero di tante, colf, braccianti o operai italici che si sono rovinati la salute per tirare avanti una famiglia e percepiscono una pensione vergognosa.

Mentre Berlusconi vuole rinegoziare il prezzo della sua collaborazione trattando col suo clone Renzi, il M5S ha perso nell’ultima tornata elettorale delle comunali. L’essersi dimostrati responsabili come gli altri ha portato male: non poteva essere altrimenti.  Tavolazzi, l’epurato numero uno, già profetizzava l’inizio del crollo del M5S. Rispetto alla crisi in corso ed agli sviluppi prossimi venturi, l’Italia è in ritardissimo a ritrovare la strada di una opposizione costruttiva.

 

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