The Putin Interviews, un documentario di Oliver Stone.

Putin Interviews
Putin Interviews

di Sergio Mauri

Ho appena finito di vedere “The Putin Interviews” di Oliver Stone, mandate in onda per la prima volta nel 2017, nella versione originale in lingua inglese. Vi dico subito che l’impressione sull’opera di Stone è tutto sommato positiva, anche se il documentario non avvince sempre allo stesso modo e, in certe sue parti, può anche risultare leggermente noioso a causa della ripetitività di domande e risposte fra l’intervistato e l’intervistatore.

Sul “personaggio controverso” Putin si è scritto anche troppo; credo infatti si possa proprio parlare di una costruzione prevalentemente mediatica che Putin però non ha assolutamente subito, ma è riuscito a girare a proprio favore. Basti valutare il successo avuto non solo tra i russi etnici, ma tra russofili, panslavisti, fascisti, destrorsi e sinistrati vari. È stato abile, non c’è che dire. Come mai questa abilità? Perché il potere, alla fine dei conti, alimenta sé stesso e Putin e i suoi “antipatizzanti” sono solo due facce della stessa medaglia.

Vediamo più da vicino il documentario. Putin appare come un onesto dirigente d’azienda, l’azienda è la Russia, come un tipico uomo di Stato che potrebbe anche essere un classico uomo d’affari occidentale, appartenente ad un’oligarchia mondiale di grandi burocrati di Stato tra loro intercambiabili.

Putin si confessa, in modo da far passare un’immagine di sé come persona moderna e alla mano. Un uomo di Stato responsabile che fa gli interessi del proprio paese…sovrano! Peccato che qualche anno fa gli ispettori americani avessero libero accesso agli impianti nucleari russi! L’importante, tuttavia, è far passare le parole chiave con cui nutrire lo “spirito” del popolo russo e di quello globale.

Lungo l’intervista Putin ci dice diverse cose interessanti e sottovalutate sia dai suoi sostenitori che dai suoi detrattori. Primo: la Russia aiutò gli americani in Afghanistan e a vari livelli (logistico, militare, informativo), diede loro supporto pure subito dopo l’11 settembre 2001. Putin stesso volò velocemente da Bush. Propaganda, costruzione d’immagine, politica estera, implementazione di una strategia antiterroristica? Tutte queste cose insieme. Tuttavia, credo che Putin sia stato proprio abile nella costruzione della propria immagine.

Nonostante ciò, come sottolinea lo stesso Putin, Al-Qaeda è una creatura degli americani in funzione antisovietica e antirussa. La cosa non si ferma qui. Basti vedere i casi del Daghestan e della Cecenia. Le relazioni russo-americane si deteriorano, infatti, anche a causa del sostegno americano ai terroristi del Caucaso. Qui Putin cita una lettera della CIA che conferma di voler mantenere contatti con le opposizioni islamiche contro Mosca. Una lettera che non viene mostrata a Stone, ma che c’è; “basta la mia parola” ribadisce Putin.

Il presidente russo ci ricorda che l’aggressione georgiana (ai tempi di Saakashvili) fu non solo sostenuta da Bush, ma che la Russia fu dipinta come l’aggressore (agosto 2008) mentre i missili georgiani furono sparati contro l’Ossezia del sud. Nessuno, ci ricorda Putin, tantomeno gli USA, fermarono l’aggressione. Anzi, soffiarono sul fuoco.

Il presidente russo, poi, elogia il FMI e la Lagarde. Uno strano atteggiamento attraverso il quale dimostra l’amore/odio verso l’Occidente, ma con l’obiettivo di entrare nelle grazie dello stesso ed in particolare degli americani. Questo nonostate il FMI abbia lavorato per (praticamente) distruggere la Russia.

Le confessioni putiniane si esplicitano in particolare sul versante delle proposte inevase dagli USA per una governance internazionale dei problemi del mondo di oggi. Ad esempio: la proposta russa di lavorare assieme agli americani e agli europei ad un sistema balistico comune (2001). Risposta degli occidentali: rifiuto!

Sulla questione NATO, legata a quella dell’Ucraina, Putin dice delle cose interessanti oltre che già provate e patrimonio dell’opinione pubblica extra-europea. La Nato, afferma Putin, è il braccio armato, ma anche ideologico degli USA. Pure la Russia propose (!) a Clinton di entrare nella NATO, ma non se ne fece nulla “per colpa degli americani”. Così la NATO ha circondato di postazioni antimissile la Russia, postazioni che possono – peraltro – trasformarsi in postazioni missilistiche in un paio d’ore. Fatte le debite differenze, Putin e Stone citano la crisi dei missili a Cuba, che, da parte sovietica furono solo una risposta al dispiegamento missilistico americano in Turchia. Quale sarebbe la risposta di oggi al dispiegamento di missili occidentali? Putin non lo dice. Potrebbero essere: l’intervento in Siria, i (supposti) cyber-attacchi, il referendum in Crimea, le milizie armate nel Donbass, i finanziamenti (controversi) alle destre populiste in Occidente….? Forse si, anche se molte di queste cose potrebbero interessare nella stessa misura anche gli americani.

Unita alla questione NATO c’è quella dell’Ucraina che ne è diventata l’allegro avamposto. Sull’Ucraina Putin comincia dicendo che si iniziò con la privatizzazione selvaggia e l’aperta rapina delle proprietà di Stato con conseguente caduta dei livelli di vita della popolazione. Poi ci furono le milizie addestrate nella parte occidentale dell’Ucraina, in Polonia ed in altri paesi. Cose gravi che in altri tempi avrebbe portato a dichiarazioni di guerra.

Gli USA ostacolano qualsiasi tipo di riavvicinamento tra Russia e Ucraina (dal 2004 in poi). Gli americani, in seguito, si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili antibalistici del 2001. Poi firmeranno un trattato con l’Iran (che oggi viene rimesso in discussione) continuando ad accerchiare la Russia. Perché?

Secondo Putin gli USA, per tenere assieme un’Europa pro-americana e la NATO, necessitano di un nemico come la Russia.

Abbiamo poi la questione demografica che sottintende, secondo il nostro, quella delle persone LGBT. C’è un problema demografico che viene curato attraverso il sostegno (per lo più ideologico par di capire) al matrimonio etero e al rafforzamento della famiglia. Sono tre anni, dice Putin, che si è segnalata un’inversione di tendenza, anche tra i russi etnici. In Russia, comunque, sempre secondo Vladmir Vladimirovic, non ci sono restrizioni di legge sulla base dell’orientamento sessuale, ma c’è una legge che proibisce la propaganda dell’omosessualità tra i minori. “Propaganda”, questo è il termine che usa. Non c’è pena di morte per l’omosessualità. Qui non è stato possibile per Stone dimostrare se, per caso, ci fossero degli atti da parte delle autorità per scoraggiare anche la sola ammissione pubblica della propria preferenza sessuale. Esistono infatti molti modi per far sparire dalla circolazione certi fenomeni sociali ed antropologici, a parte la soppressione fisica degli individui.

Interessante il caso Snowden. Parentesi: chi era Snowden?

Un ex tecnico della CIA e fino al 10 giugno 2013 collaboratore della Booz Allen Hamilton (azienda di tecnologia informatica consulente della NSA, la National Security Agency), è noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, fino ad allora tenuti segreti. (da Wikipedia) .

Il primo contatto fu in Cina, con uno Snowden che voleva lottare per i diritti umani. I russi (dice Putin) non ne volevano aver a che fare (penso dica il vero, perché non volevano problemi di quel tipo…ma da cosa nasce cosa…). Poi si è saputo che voleva volare a Mosca per passare in qualche altro paese che però non era felice di riceverlo. Perciò rimase bloccato all’aeroporto di Mosca. I russi gli diedero asilo nel mentre gli americani chiedevano di estradarlo nel loro paese. La Russia chiese, per reciprocità, di scambiarlo con dei criminali russi ospitati in America. Gli USA rifiutarono lo scambio, perciò non se ne fece nulla.

Connesso all’affare Snowden, abbiamo la questione della cyber-guerra. E qui Putin gioca l’ennesima carta della disponibilità russa verso il mondo intero e l’Occidente in particolare. È stata la Russia, dice, a proporre una collaborazione per controllare il fenomeno a cui gli USA non hanno mai risposto.

Altre poi sono le questioni trattate, magari senza grandi approfondimenti, ma che sono sul tappeto negli ultimi anni. La Siria, dove i russi combattono (ormai dobbiamo parlarne al passato, n.d.a.) unicamente (parola di Putin) il fenomeno ISIS, evitando così che tutto il Medioriente esploda (qui è interessante notare la lista di nazionalità che stanno partecipando al conflitto via aerea: russi, americani, britannici, francesi, turchi, canadesi, australiani); i contatti Obama-Putin, dove quest’ultimo dice, soprattutto per quanto concerne l’Ucraina, che Obama ha opinioni divergenti dalle sue, ma gli riconosce la capacità di valutazione delle questioni in campo; su Trump che piaceva ai russi perché aveva promesso il ripristino delle relazioni russo-americane sia in senso economico che nella lotta al terrorismo; su Stalin e la sua eredità che venendo attaccate sono solo un modo per attaccare l’URSS e la Russia.

Cosa possiamo dire, in conclusione, del personaggio Putin? Difficile a dirsi, anche perché l’intervistato orienta l’intervista a suo piacimento, senza approfondire veramente (forse nemmeno Stone è interessato a farlo) gli argomenti trattati. Per esempio, vi è un solo accenno alla situazione economica, accenno in cui Stone sembra riconoscere il merito a Putin di aver alzato il PIL, tenuto insieme e sviluppato il paese. Il secondo punto è più verosimile degli altri due. Purtroppo la Russia ha un PIL come quello dell’Italia (più piccola e senza risorse naturali) mentre quello pro-capite è intorno alla metà di quello italiano, ma ha un debito molto basso, oggi (2023) intorno al 30% del PIL. Non mi sembra un gran successo e soprattutto dopo essere rientrati nella grande famiglia capitalistica che sarebbe stata il toccasana per il paese eurasiatico. Allora è più facile capire ciò che di Putin a molti piace. Piace il fatto che sia un uomo solo al comando, un po’ macho, che sia un conservatore e un tradizionalista, uno che non ama il mondo LGBT, che sia un ipernazionalista, che sia a capo di un impero. Interessante, infatti, quando dice che la Russia è nata come paese multietnico e multireligioso, dimenticandosi però di dire che il paese (l’impero) è stato gradualmente russificato e colonizzato nelle aree orientali, Siberia in primis. Anche l’Europa potrebbe esserlo, no?, per giocare un ruolo planetario di primo piano, dominante.

Ecco brevemente spiegate le simpatie che riscuote in ambiti variegati, a sinistra come a destra, non disgiunte dalla questione economico-energetica di cui l’Europa e il mondo intero devono preoccuparsi.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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