Sul fenomeno dell’estetismo diffuso.

Estetismo
Estetismo

È patrimonio diffuso il sapere che vi è un qualcosa che opera nel senso di un trasferimento al fare extra-artistico di un modello, fondamentale, poetico. Che cosa, allora, permette di comprendere, allo stesso tempo, il tramonto dell’arte e l’estetizzazione? Forse, la nozione di stile.

Parliamo di una nozione di stile differente da quella della retorica classica, cioè dello stile come intonazione accordata con la realtà di cui si parla e di cui si trasmette la cadenza.

E nemmeno si parla della nozione di stile intesa dalla retorica barocca e rinascimentale. Cioè lo stile come experimentum mundi, stile come penetrazione e disarticolazione del reale e come chiave in grado di aprire le porte dei molti regni che stanno tra cielo e terra.

Per capire meglio questa nuova nozione di stile ci avvarremo, allora, dell’aiuto di Nietzsche. Egli, facendo sua un’idea romantica, individua il nesso che lega volontà di potenza e arte nel “grande stile“, cioè in quell’eccedere, trasgredire, trasformare che crea forme nuove senza però mai fermarsi, ma procedendo nel movimento e nella trasformazione, come esuberanza vitale che scavalca il solco dell’arte e si incontra con la vita, vi si immerge e prolunga l’impulso originariamente artistico che tende al raffinamento della percezione e ad una visione di ciò che sconfina e sfugge. Il grande stile, allora, segna al tempo stesso, la fine dello stile.

Al grande stile tutti gli stili vanno bene, tutti li adatta e oltrepassa, poiché al vertice dell’evoluzione troviamo un’energia allo stato puro, oltre i confini dell’arte.

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