Stella rossa sulla Cina, di Edgar Snow.

Il libro di Edward Snow
Il libro di Edward Snow

E’ un classico della storia recente scritto da un giornalista dell’era di Roosevelt, Edgar Snow, che dopo questa esperienza diretta ed interna ai rossi avrebbe consolidato le sue simpatie per la rivoluzione cinese. Il libro, scritto nel 1938, narra le imprese dell’Armata Rossa cinese e traccia un profilo assolutamente realistico dei capi rivoluzionari. Parla della Lunga Marcia dall’interno, come solo chi vi ha partecipato e ne ha condiviso le immani fatiche ed i generosi slanci può fare.

Stella rossa sulla Cina può ben affiancarsi ai Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed, in un ideale decalogo della letteratura rivoluzionaria.

Si dice, spesso e volentieri, essere l’oriente un luogo incomprensibile, misterioso e mistico, statico ed immutabile nelle sue caratterizzazioni profonde. Ebbene, leggendo questo libro non si possono che sfatare misteri ed incomprensioni, miti ed immaginario più o meno facili e ad uso della letteratura d’intrattenimento. La rivoluzione cinese è stata fatta da uomini e donne in una fase storica di profonda disperazione, invasi da un Giappone con terribili mire di dominio ed altrettanto terribili metodi per raggiungerlo; da un’umanità che, su di sé aveva visto catalizzarsi l’immane speranza e responsabilità di vedere il proprio millenario paese libero da stranieri occidentali e giapponesi, spesso assassini oltre che sfruttatori, ai quali, certo, i cinesi avevano anche risposto con decisione, per non dire ferocia.

Il capolavoro di Snow è pure interessante per indagare grandezza e limiti della Russia sovietica e di Stalin, che nel testo sono dei riferimenti continui e dei convitati di pietra, in particolare per ciò che riguarda la sua alleanza con i rossi cinesi che si ripercuote sul corso della lotta di liberazione e della rivoluzione sociale cinesi. Controversi sono i fatti di Canton del ’27 e poi della cattura di Chiang Kai Shek e l’ordine di Stalin di liberarlo e continuare con l’appoggio al Kuomingtang (中國國民黨). Si possono scomodare tutte le ragioni di realismo politico che si desiderano, ma il loro campo si restringe di molto quando la prospettiva, nel secondo caso, era quella di farla finita con un nemico ( e il Kuomingtang lo era in modo dichiarato) cooptandone pure una buona parte dei combattenti e rivolgersi quindi direttamente contro l’invasore giapponese. Errore di strategia politica o meno, e io credo fermamente lo sia stato, Snow risponde alla questione con argomentazioni documentate e di prima mano, spiegandoci come, in quel momento, i rivoluzionari cinesi null’altro avessero potuto fare, anche perché con Mosca non era possibile dialogare sullo stesso piano. Sui fatti di Canton, altro episodio che ha scomodato penne più o meno illustri, Mao è molto critico e parla chiaramente di incompetenza di Borodin emissario di Stalin e quasi di tradimento da parte di Chen Duxiu, allora figura di primo piano del partito comunista peraltro in rotta di collisione con Mao stesso riguardo l’interpretazione marxista della società cinese.

Stella rossa sulla Cina è anche un reportage, una certificazione ufficiale del fatto che la Cina fosse fermamente convinta di farla finita con i tempi della vergogna, quelli del colonialismo occidentale e dell’imperialismo giapponese. Indietro non si sarebbe più tornati.

Tutte le discussioni sulla Cina di oggi, sul suo ruolo nell’economia mondiale, sul contenuto reale e le caratteristiche della sua economia, se sia capitalismo o socialismo o entrambe le cose, non possono e non debbono prescindere dallo scorcio di storia narrata nel libro di Snow. In Occidente la storia ormai non si narra più, si nasconde, non si affronta, se ne paventa l’immensa forza eversiva. Anche a livello nazionale, quel poco che esce spesso viene piegato a brutali riscritture ed a vergognose omissioni.

Che cos’è stata, dunque, la rivoluzione cinese? Un vastissimo moto di popolo, durato parecchi anni, reso possibile dalla fondamentale volontà di riscatto della sua base contadina, che si è liberato dalla oppressione di classe millenaria cui era stato vittima. Questo maestoso sentimento si saldò col profondo senso patriottico dei cinesi, con la loro concretezza, con un orgoglio nazionale che solo prove così estreme possono radicare. La Cina, nella coscienza del suo popolo, è il centro del mondo, il suo posto è centrale e le spetta di diritto. Dopotutto tale è stato fino a metà ‘700 circa, prima delle imprese coloniali dell’Occidente.

Qual è l’eredità della rivoluzione cinese? La liberazione di vaste masse di uomini e donne, immessi una volta per tutte nella storia ufficiale del mondo. La rivoluzione cinese è la prova, l’esempio lampante, che gli uomini sono esseri sociali e solo se collaborano strettamente fra di loro sentendosi un’unica entità, mettendo da parte meschine rivalità di bottega, possono diventare invincibili. Solo se il più vasto numero di persone sono in grado di sentire le sofferenze del proprio simile e a ribellarsi alle ingiustizie, allora diventa possibile sovvertire quell’infame situazione.

Il libro di Snow è anche utile per dipanare le matasse polemiche sulla Cina contemporanea. E’ sin dalle origini dello stato indipendente e rivoluzionario cinese che l’accento viene posto sul nazionalismo da una parte e l’emancipazione dalla povertà dall’altra. E’ da allora che si sono poste le basi della rinascita della Cina con ogni mezzo possibile, puntando ovviamente sui grandi numeri che il paese può mettere in campo. E sul piano di classe ciò poteva realizzarsi solo con una dittatura proletaria e contadina in versione cinese che, dopo aver costruito le basi economiche per l’autosufficienza, poteva sentirsi libera di rilanciare il ruolo della classe borghese tenuta ai margini, ma mai  sparita, volàno dell’attacco competitivo diretto e senza mediazioni all’economia occidentale che l’Occidente stesso non aveva capito.

In questo senso, tuttavia, chi ha vinto la rivoluzione, in conclusione, è stato forse più Sun Yat Sen che non Mao, di cui certo si celebra l’eredità importantissima. Quando vedo le fiction in onda sui canali cinesi, incentrate sulla storia recente e remota del paese, non posso non notare lo sforzo di riunificare, sotto lo schema rassicurante e benevolo della grande nazione cinese, tutti gli attori del cambiamento, dai rossi al kuomingtang, dagli imperatori agli intellettuali di corte, anche se in passato tutti costoro si sono aspramente combattuti.

E non posso quindi non notare lo slittamento delle priorità cinesi da quelle squisitamente sociali a quelle “nazionali”, con enfasi particolare sull’unità della nazione. O forse, più assennatamente, la priorità assoluta dell’unità della nazione cinese è percepita come il viatico per risolvere le questioni sociali ancora aperte, dall’ambiente alle rinate differenze di classe. Stella rossa sulla Cina, in conclusione, è un grande, intenso e profondo affresco sulla storia recente di un grande popolo che ha scelto il riscatto dopo secoli di umiliazione. Un riscatto che continua senza esitazioni.

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