Potere come spazio di espressione sociale e popolare, progetto culturale, costruzione del futuro.

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Una domanda sorge spontanea e credo sia di nostro primario interesse, oggi, qui ed ora. Come si deve rapportare chi fa politica, al tema del potere, che vuol dire uno sbocco all’attività politica e la garanzia di una presenza duratura e significativa nella società italiana? Non parlo del potere politico, anche se in senso generale e di prospettiva non lo dobbiamo escludere, ma del potere che può esercitare una piccola organizzazione politica o sindacale, un piccolo serbatoio per qualcosa di (più) politico un giorno, pur essendo noi stessi già adesso un soggetto sociale, ovvero politico, per quanto non partitico?

Parto dalla constatazione che dobbiamo, certamente, riappropriarci della nostra storia, quindi, di quella del socialismo realizzato, una storia che non è la sola espressione culturale tra di noi, ma che, grazie anche all’infaticabile lavoro di molti è parte di un progetto culturale che rifiuta il revisionismo e le semplificazioni al ribasso, quelle che giocano sulla confusione e l’incomprensione per negare l’ideologia dominante del consumismo – capitalismo, nascondendosi dietro la falsa affermazione delle ideologie, agendo per ciò stesso nel solco di quella più micidiale e devastante, appunto: quella consumistico – capitalistica.

Siamo quindi chiamati a riappropriarci di quell’immaginario, di quelle gesta, di quei fatti depurandoli da pregiudizi ed ideologismi vari, perché solo così ci potremo riappropriare di quel potere (per quanto oggi esso sia residuo) che c’è stato e che in fieri è sempre presente nella richiesta di riscatto e di emancipazione delle masse socialmente emarginate che oggi compongono il sempre più diffuso proletariato cognitario e tradizionale.

È tempo quindi di formulare una continuità, certamente critica, sul piano politico, culturale, teorico.

L’esperienza cinese è interessante da studiare e rimeditare e su cui fare leva. Si tratta di un mondo e di una storia da conoscere bene prima di poter essere trasmessa e ripensata dentro il contesto occidentale. Porre la giusta attenzione al sistema economico misto (pubblico e privato) cinese, tuttavia a guida politica fermamente statale, è l’obiettivo più vicino a noi. Le risposte cinesi alla crisi del capitalismo globale, il modello di sviluppo economico fortemente e positivamente temperato dallo Stato, in grado di creare un sistema di welfare e di sfamare una popolazione così vasta, devono essere al centro del nostro interesse, senza spocchie dogmatiche o ricerche di aderenze perfette ed astratte all’economia politica di scuola occidentale o marxista. Tutto ciò inquadrato nella prospettiva politica di affrontare il declino dell’occidente che può non essere distruttivo solo nella misura in cui sia in grado di attuare un cambio radicale nella propria cultura. Sappiamo che la Repubblica Popolare Cinese è attualmente dominata da una forma di socialismo con caratteristiche peculiari, dobbiamo tuttavia prendere coscienza delle potenzialità del sistema stesso che indubbiamente riesce ad armonizzare le questioni della comunità, sociali, multietniche che attraversano l’immensa nazione asiatica, nonché implementare una spiccata attenzione ai temi ecologici.

Ritornando a casa nostra, la predilezione per le figure del cattolicesimo di sinistra: don Milani, ma anche Franco Rodano e la teologia della Liberazione, sono un essenziale tassello della riappropriazione della nostra storia e del relativo potere che il messaggio cristiano, che è antidogmatico per eccellenza, rappresenta e continuerà a rappresentare. Soprattutto laddove si occupa degli ultimi e di mettere in dubbio i poteri tanto cristallizzati, quanto ingiusti.

In egual modo il messaggio pacifista è costitutivo del nostro operare politico, sia esso di matrice socialcomunista che cattolico.

Un discorso simile, può essere fatto per quella parte dell’Islam che è sensibile alle questioni della giustizia sociale e alla lotta all’imperialismo. Sono tutte fonti essenziali del nostro (piccolo) potere attuale e di conseguente legittimazione politica e sociale.

Infine, come non notare l’importanza che il Socialismo del Siglo XXI ha non solo per l’America Latina ma per il mondo tutto? La capacità di costruire un’unione politica ed economica (ALBA) fra paesi sottoposti al feroce imperialismo yankee è il viatico che dobbiamo sforzarci di far circolare anche nelle decadenti, consumistiche ed assonnate metropoli occidentali, avvezze ormai all’individualismo più stupido ed estremo. L’esperienza di resistenza di Cuba, la nascita del Venezuela chavista, nel solco degli ideali bolivariani e del socialismo hanno lanciato il segnale di una riscossa possibile per tutti noi.

Siamo in un momento di grave crisi economica che durerà nel tempo. Momenti come questo, come sostiene anche Luciano Canfora, non hanno mai portato bene alla sinistra ed alle sue idee. La miseria ha molto spesso portato le masse verso soluzioni di destra. Dobbiamo batterci, come già facciamo, per la moratoria sul debito, per procrastinare il suo pagamento, per l’equa ripartizione della ricchezza, contro l’esportazione di capitali ed il loro rientro a basso costo. Ma anche per una nuova politica economica che sia capace di coniugare benessere materiale e progresso sociale. Per i diritti sociali, insomma, come sempre anche se da posizioni minoritarie e per il primario diritto civile alla libera espressione che cercheranno di intaccare. Il rischio è più attuale che mai, visto il restringimento di molte libertà di cui siamo stati testimoni durante le nostre vite, in primis quella di sceglierci un governo, che invece ci è sempre imposto dalla leadership europea (e non solo). Ci aspettano anni non facili in cui espansione della miseria, invecchiamento della popolazione, tendenze politiche autoritarie, partecipazione a missioni imperialistiche e deprivazione culturale di massa, rischieranno di ipotecare qualsiasi opzione politica di sinistra. E dove il populismo la farà da padrone.

Saranno questi i temi con cui confrontarci prossimamente e a cui dare risposta. Per farlo, dovremo essere in grado di far funzionare la nostra rete sul doppio binario dell’efficienza organizzativa e della creazione continua di contenuti al passo coi tempi.

È il nostro, un impegno non facile, ma capace di richiedere coraggio, entusiasmo e intelligenza e di contribuire a costruire alcuni degli esili fili a cui si aggrappa la speranza di futuro.

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