L’ologramma Obama.

Camp_x-ray_detainees
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La creazione di una immagine, partendo da un personaggio politico che si presume la pensi o agisca in un determinato modo, e perciò infonda speranze e catalizzi l’interesse delle masse, è uno degli obiettivi dell’azione politica del potere nella modernità, in special modo dal XX° secolo in poi.

Che Obama sia diverso in quanto Obama, per il suo retaggio “razziale”, ideale, per il peso simbolico “implicito” nella sua elezione o quant’altro, è una presunzione che sta bene ai suoi sostenitori come ai suoi avversari politici. L’importante è avere un ologramma politico ben definito secondo le linee ideologico-culturali dominanti.

Ma se dobbiamo parlare seriamente, allora siamo costretti ad informarci su ciò che egli fa in concreto. A pochi giorni dall’elezione, in una visita al Dipartimento di Stato egli fece un commento sostanziale alla crisi mediorientale, la prima da quando è iniziato l’attacco a Gaza. Obama ha per prima cosa affermato il suo impegno per la sicurezza di Israele, senza affermare alcun impegno per quella dei Palestinesi. Ha condannato il lancio di razzi palestinesi sulle città del sud di Israele, ma senza condannare il bombardamento di Israele nella densamente popolata Striscia di Gaza. Egli sostiene, approssimativamente, la stessa posizione di Bush, ma omette alcune cose importanti intorno a ciò che è accaduto e sta accadendo. Primo; quando egli parla del diritto di autodifesa di Israele, tralascia il fatto che Israele stessa si stà difendendo con la violenza, invece di utilizzare metodi pacifici (il ritiro dai Territori sarebbe uno di questi). Secondo; omette di trattare adeguatamente il discorso della “cantonizzazione” o “bantustanizzazione” dei Territori, del processo di colonizzazione in atto a danno dei Palestinesi, dell’uso sistematico della violenza contro di essi.

Sono omissioni di notevole peso politico. Conseguentemente, il problema è che le masse disinformate finiscono per valutare la sua azione in base all’ologramma e non ai fatti concreti, omessi dai nostri media, di cui egli sta dando prova giorno per giorno.

Un’altro interessante fatto, concerne la chiusura di Guantanamo. E’ ipocrita vedere come si presume di risolvere il problema, spostandolo semplicemente in altre carceri, in sostanza sistemando la spazzatura sotto il tappeto. Nessuno dei nostri commentatori politici, coerentemente coi prezzolati dettami della libertà del 21° secolo, ha il coraggio di alzare il ditino in difesa di un qualche minimo diritto umano a non venire torturati.

A chiusura dell’amministrazione Bush, egli ha riconosciuto le sofferenze dei Palestinesi e ha detto che i confini di Gaza devono essere aperti per gli aiuti. Ma non ha mosso un dito nei confronti delle brutalità dello Stato di Israele, in tutti questi anni.


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