L’islamofobia è una forma di razzismo?

Islamofobia
Islamofobia

L’islamofobia non è in competizione con altre forme di razzismo. È contigua e di certo corrobora altre forme di razzismo. Le stesse strategie vi sono dispiegate. A livello ufficiale, il linguaggio creato per discutere questo argomento si coagula attorno a degradanti artefatti come “integrazione”, “cittadinanza”, “coesione” e “tolleranza”. Invece di focalizzarci sulla giustizia sociale e i diritti umani, la questione viene spostata su un esame per gli immigrati non-bianchi. Perciò: affinché io ti tolleri, tu devi superare questo esame di cittadinanza ed integrarti appropriatamente nella “nostra” società.

Quasi sempre, proprio coloro che parlano di “coesione”, di “apertura” e “superiorità” dei “nostri valori”, regrediscono trasmettendoci un senso di ansia intorno alla “coesione sociale” che sarebbe minata dall’influsso di persone i cui valori non sarebbero sofficientemente commensurabili con quelli “nostri”. Come se i valori degli sfrattati, dei NO TAV e dei disoccupati italiani fossero compatibili con quelli di Marchionne, Berlusconi o Renzi. La cosa degna di nota è che questa narrazione tracima solennemente dai media alla strada, replicando quello che i bianchi occidentali hanno sempre sostenuto nei confronti dei neri o degli ebrei: culturalmente arretrati, devianti, nascondono il male tra le proprie file, sono avvezzi al crimine, rubano soldi allo Stato, eccetera, eccetera.

È stato addirittura sostenuto che la Commissione Islamica per i Diritti Umani è una contraddizione in termini (vedi Polly Toynbee, giornalista e scrittrice britannica). Questo succede perché non si è in grado di comprendere la differenza tra Islam e islamismo. Alcuni giornalisti britannici alla Johann Hari , peraltro già sospesi dal proprio posto di lavoro per plagio, non sono in grado di distinguere tra le varie forme di Islam politico.

Il concetto sottostante l’islamofobia, dando per scontato che i musulmani debbano essere culturalmente arretrati, è che si pensa che ogni manifestazione dell’Islam possa generare arretratezza culturale. Inoltre, la tendenza a celebrare e a congratularsi con i musulmani apostati o secolarizzati ci ricorda da vicino l’atteggiamento dei cristiani fondamentalisti nei confronti degli omosessuali: ama il peccatore, non il peccato. Perciò noi amiamo i musulmani e desideriamo accoglierli fra le nostre braccia, ma solo se abiurano dalla loro fede.

Il modo in cui il più stronzo dei razzismi è stato venduto sotto forma di secolarizzazione, mi rende sufficientemente scettico verso chiunque feticizzi il secolarismo, in particolare quando lo fa solo nei confronti dei musulmani.

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