L’Europa incerta. Un libro di Davide Rossi.

L'Europa incerta
L'Europa incerta
È in uscita il libro “L’EUROPA INCERTA” dedicato da Davide Rossi a tutte e tutti coloro che credono e lottano per un’Europa dei popoli, antifascista, antirazzista e solidale ne anticipiamo un capitolo. L’Europa confusa dimentica l’antifascismo. A pochi giorni dal 25 aprile 2015, 70° anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo, l’Europa è in preda a un disorientamento fuorviante, dopo essersi astenuta alle Nazioni Unite su un voto di condanna del nazismo e del fascismo proposto dalla Russia, manifesta ancora più palesemente i suoi intenti suicidari e autodistruttivi, non solo cercando quotidianamente di distruggere la Grecia, che oramai vuole espellere dall’Unione Europea per paura che l’alternativa politica possa diventare un’idea contagiosa per le masse addormentate, ma pure misconoscendo il contributo dei popoli sovietici alla Liberazione d’Europa e di quelli cinese e coreano nella Liberazione dell’Asia dall’imperialismo giapponese alleato dei fascismi europei. Andiamo con ordine. I movimenti attuali in Grecia e Spagna non hanno come orizzonte il socialismo, eppure la loro importanza risiede nel non rinviare a un mitologico, purista e lontano “sol dell’avvenire” i compiti storici del presente. Essi sono certamente il riflesso concretamente politico e teoricamente dialettico di una forma determinata della formazione capitalistica attuale e della sua dottrina e pratica neoliberista. Il loro compito non è rompere la forma costitutiva del rapporto lavoro salariato-capitale, ma di spezzarne l’inerzia storica e politica. Per queste ragioni l’eurocrazia avversa tali esperienze politiche e i cittadini delle altre nazioni nella loro confusione e depressione, non paiono rendersi conto dell’opportunità offerta da una possibile alternativa al giogo dogmatico dell’euroliberismo -consumista. Tuttavia l’Europa non solo si mostra pesantemente orientata alla diseguaglianza economica, ma rinuncia all’antifascismo come valore. La delegazione russa all’ONU ha presentato nel novembre 2014 una risoluzione che invoca “la lotta contro la glorificazione del nazismo, del neonazismo e delle altre pratiche che contribuiscono ad alimentare forme contemporanee di razzismo, di discriminazione razziale, di xenofobia e intolleranza“. La risoluzione invitava pure alla denuncia del negazionismo nei confronti dei crimini nazisti. Hanno votato a favore solo 115 stati e 55 si sono astenuti, inclusa tutta l’Unione Europea. Hanno votato contro gli Stati Uniti, il Canada e l’Ucraina. In questi giorni d’aprile 2015 l’Unione Europea si è espressa contrariamente alla partecipazione della Slovenia e della Serbia, a Mosca il 9 maggio 2015, alle celebrazioni per il Dien Pabiedi, il Giorno della Vittoria europea sul nazifascismo, festeggiato in tutta l’Europa orientale solennemente e a Berlino, dove la guerra si è conclusa, con una straordinaria festa antifascista al parco di Treptow. Gli eurocrati arrivano a dichiarare che: “la partecipazione serba alla parata di Mosca è contraria all’integrazione europea”, per gli sloveni gli resterebbe solo da espellerli, essendo già membri dell’Unione. Mentre organizzare viaggi di europarlamentari in sostegno ai fascisti ucraini, come quotidianamente avviene, lo sarebbe. Da tutto ciò si dedurrebbe che l’Europa non condivide i valori insiti in quella memorabile giornata di settanta anni fa. Lo stesso direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme Efraim Zuroff ha definito l’ultima aberrazione del parlamento ucraino di equiparare comunismo e nazismo come una “decisione oltraggiosa”. Il 9 maggio a Mosca, sul mausoleo di Lenin nella piazza Rossa, a seguire la parata militare e di popolo in festa per la sconfitta del nazifascismo in Europa, non ci sarà solo Vladimir Putin, ma anche il presidente cinese Xi Jinping, nonché il primo ministro greco Alexīs Tsipras. Coreani e cinesi hanno per altro invitato tutti i partecipanti alla manifestazione di Mosca a recarsi a Pyongyang il 15 agosto e Pechino il 3 settembre per celebrare il 70° della sconfitta dell’imperialismo giapponese. Tali date dovrebbero diventare parte di una celebrazione globale della vittoria sulle culture fasciste e razziste e sulla tragica e tremenda pratica di morte e di sangue. Per altro l’Europa dovrebbe coinvolgere nelle sue celebrazioni i tanti immigrati figli e nipoti di africani e asiatici che nei battaglioni anglo-americani e francesi hanno sacrificato la loro vita per la libertà d’Europa. Insomma questa Europa sempre più derelitta dovrebbe riconoscere nell’antifascismo, nel dialogo coi popoli, nella memoria, una buona pratica per azzardare una possibile costruzione del futuro e invece ancora una volta pare pervicacemente stretta in una dinamica autocentrata decisa a rinunciare a ogni possibilità di domani. Una tragica Europa.
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