L’economia dell’arte contemporanea, un libro di Alessia Zorloni.

Economia-arte-contemporanea
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Confesso di avere sottovalutato questo libro quando è uscito nelle librerie. Ma dopo aver visionato l’interessante presentazione della Zorloni su Youtube, mi sono deciso a leggerlo. Devo dire che mi si è aperto un mondo, nonostante fossi già a conoscenza di meccanismi economici e retroscena applicati al mondo dell’arte. Devo, tuttavia, operare alcune distinzioni a mò di premessa. Come sostiene la stessa Zorloni, “il quadro di riferimento ed analitico” entro il quale si sviluppa il suo lavoro “è quello della moderna teoria dell’impresa e dell’organizzazione industriale”. Un quadro tipicamente occidentale, quindi. Che, perciò, non tiene in conto altre visioni dell’arte e del mercato che è un luogo fisico dove si scambiano prodotti del lavoro e dell’ingegno umani, e che è un luogo preesistente il modo di produzione capitalistico ed alle sue leggi di funzionamento.
A prescindere da questo ed al non volersi occupare della realtà mondiale, ma fermarsi all’Occidente, ritenuto ancora (ma non lo è più!) centro del mondo, c’è un altro limite che discende dall’approccio predetto, ed è quello di considerare l’artista come un individuo o una soggettività a sé, che crea isolandosi, le sue opere d’arte e così via. Come ho avuto già modo di scrivere , non mi riconosco in questa visione, che anzi mi sento di contestare , in primo luogo perché non la ritengo rispondente alla realtà dei fatti. La questione, inoltre,è ancora più controversa dal momento che si dà risalto alla Cina e al suo “mercato” in espansione, tralasciando di considerare la particolare visione cinese sull’arte contemporanea, decisamente lontana dall’essere considerata un asset a lungo termine e slegata da uno scontro geopolitico e culturale. La questione della copia, ad esempio, è vissuta in modo totalmente opposto al nostro. Già per tradizione la copia, in Cina, non è un furto come da noi, ormai assogettati alle regole del capitale. Copiare il maestro, in Cina, è una dimostrazione di rispetto e continuità del suo lavoro!
Ma a parte ciò, l’arte in Cina è oggetto di speculazione e contraffazione secondo il principio “fotti il ricco” (occidentale. Una sorta di lotta di classe non dichiarata , ma altrettanto potente di quella del passato. Insomma, la distinzione tra artista e società è storicamente determinata ed è nata durante il romanticismo. Oggi, nonostante certi recuperi in chiave romantico-esistenziale, siamo – fondamentalmente – all’artista “impiegato” di chi ha i soldi e li investe nell’arte.
Detto questo, non procederò molto oltre, lasciandovi il gusto di leggere questo libro, denso di notizie, informazioni utili e dritte su come non buttare i soldi comprando artisti di dubbio valore. Una cosa che posso comunque confermare, nell’esposizione della Zorloni e su cui concordo riguarda l’arte vista da Occidente, come parte dell’economia politica. E’ vero: l’arte è stata sussunta al capitalismo nella sua continua tendenza all’espansione fagocitante, del proprio modo di produzione. Tutti i campi dell’attività umana (nel nostro mondo in primis) sono soggetti a diventare campi per la valorizzazione del capitale.

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