La favoletta della moderazione.

La favoletta della moderazione
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di Sergio Mauri

[Siamo arrivati, per vie traverse, non chiarite, allo scandalo Qatargate. Un modo per demolire la sinistra moderata e non? Un modo per giustificare il governo della destra qui da noi? Forse non lo sapremo mai, ma c’è stato un momento in cui in Siria andava in onda, sulla pelle di decine di migliaia di persone, la solita rappresentazione teatrale dei “buoni contro i cattivi” e mentre si cercava di oscurare la parte di responsabilità dei nostri governi (e di quello dei moderati, Qatar incluso) nell’accensione della miccia delle rivolte armate nel paese, come dell’accondiscendenza verso certi governi, si ripropone una riflessione sul concetto di “moderazione”. Sia che la risposta alla domanda “Il Qatar è un paese moderato?” sia affermativa sia negativa, desidererei si argomentasse la risposta rispondendo alla domanda cruciale: in confronto a chi/a che cosa?]

C’è una favola che gira dalle nostre parti; quella che inquadra alcuni paesi a maggioranza religiosa islamica nella categoria “Islam moderato”. Ora; l’Islam è come dev’essere. Variegato, articolato, grazie alla sua insita libertà ermeneutica e allo spirito di emulazione che lo pervade.

L’estrapolarne una categoria inventata di sana pianta, secondo i nostri parametri culturali e contrapporla ad un’altra – quella dei “radicali…cioè dei “terroristi” – semplicemente per irretire il pubblico occidentale, mi sembra disonesto.

Vanno dette alcune cose, per precisare questo concetto di moderazione che potrebbe essere comparato col ricorso allo stesso concetto, sul piano politico interno, quando si vogliono far passare delle politiche anti-popolari, per le uniche realmente concrete e – perciò – accettabili. Moderate. Si danneggiano le persone, ma con moderazione, quindi in maniera “accettabile”.

In verità, i paesi che vengono definiti “moderati” – su di un piano di “islamicità” – lo sono solo nella misura in cui portano l’acqua al mulino della politica statunitense ed in subordine europea. Oltre a questa caratteristica poco nobile, ne hanno un’altra: quella di usare l’Islam terroristicamente come strumento di politica interna, come mezzo per conculcare le libere espressioni della società che dominano. Cioè distorcono la religione per fini strettamente politici.

Alcuni di questi paesi “moderati” (Pakistan, Arabia Saudita, Egitto, Turchia, Qatar…) sono direttamente impegnati a combattere i nemici degli USA, tanto che sorge il…dubbio… che la qualifica di “moderato” sia data a tutti quei paesi che si distinguono e si sono distinti per anti-comunismo, anti-democraticità, anti-femminismo, anti-Occidente nel senso più generale del termine…

Un esempio poco edificante della scala di valori etici applicati ai paesi islamici è rappresentato dal Sudan. Se ne è fatto un caso, solamente dopo che lo scontro politico-economico in atto tra USA e Cina si è fatto veramente pesante. Prima di questo, il paese era assolutamente fuori dagli interessi culturali e cronachistici dell’Occidente. Del fatto che i sudanesi (troppo scuri di pelle) fossero anche cristiani, non se ne fotteva nessuno. Del fatto che ci fosse un Partito comunista sudanese, non ne parlavano nemmeno i comunisti di casa nostra, quelli interessati ai destini della sinistra e che riscoprono che in Spagna, c’è stato un Partito socialista (per quanto l’aggettivo sia stato penoso in mano a persone come Zapatero) .

Del fatto che esistessero dei musulmani in quel paese, era notizia priva di mordente, perché l’Africa è il continente veramente rimosso del nostro tempo. E, visto l’atteggiamento del Sudan, che storicamente non è mai stato troppo accondiscendente con l’Occidente, tutto deve rientrare nella falsa categorizzazione imposta dai media. I cattivi sono neri, musulmani, e, di conseguenza inaffidabili.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e ideatore e-learning. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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