Giordano Bruno, eroe della libertà di pensiero.

Giordano Bruno, eroe della libertà di pensiero
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INTRO. Per comprendere appieno la figura intellettuale di Giordano Bruno, dobbiamo inserirlo in un quadro di riferimento storico: la Riforma Protestante e la rivoluzione copernicana. Egli vive, quindi, in un periodo in cui si rompe con la tradizione e si cercano nuove strade.

Per quanto riguarda la Riforma Protestante, iniziata con Lutero, essa si articolava in 3 punti: 1) libera lettura del testo biblico senza la mediazione della Chiesa 2) predestinazione, cioè salvezza per sola grazia 3) sacerdozio universale. Per quanto riguarda la rivoluzione copernicana, di cui anche il nostro Galilei fu seguace, essa è lo strumento per mettere in discussione limiti ed autoritarismo del dominio della Chiesa sulla società.

Inoltre, coevi o appena anteriori a questi fatti, ne abbiamo altri che caratterizzano quei decenni rivoluzionari: la scoperta del Nuovo Mondo, il Rinascimento e l’Umanesimo. La prima assesta un colpo alla visione eurocentrica del mondo e scatena gli istinti predatori degli europei; gli ultimi due, fortemente intrecciati tra loro come eventi e fenomeni culturali, si caratterizzano per la riscoperta delle arti e della scienza del periodo classico, con intenti innovativi.

Tra clero e nobiltà, classi dominanti tra loro intrecciate da innumerevoli fili di potere, c’è l’ulteriore sviluppo della classe borghese che ha visioni ed esigenze proprie sia sul piano materiale che su quello spirituale.

Tuttavia, ciò che interessava veramente il pensatore nolano era il risvolto che le scoperte scientifiche avevano in campo filosofico, poiché egli riteneva che questo campo avrebbe cambiato la visione del mondo e portato la religione fuori dal dogmatismo.

Abbiamo diviso il nostro lavoro in 5 parti, considerandole come rilevanti nella vita e opera del nolano: note biografiche; il naturalismo; il panteismo; la magia e l’esoterismo; la scienza.

BIOGRAFIA. Giordano Bruno è stato filosofo, viaggiatore, scrittore e sacerdote domenicano.

Nasce a Nola (NA) nel 1548. A 17 anni entra nel convento di San Domenico Maggiore. Poco dopo iniziano i primi contrasti con la Chiesa e quindi comincia a vagabondare per l’Europa (Svizzera, dove aderisce al calvinismo venendone poi deluso, Francia, Inghilterra, Germania). In ogni paese tenta di aprire la mente delle persone portandole alla verità e per farsi ascoltare scrive. Tra il 1582 e il 1591 scrive i testi più rivoluzionari sia in latino che in volgare. Tra i più famosi De l’infinito, universo e mondi del 1584, che rappresenta la sua rottura definitiva con l’aristotelismo e la sua metafisica1 ed insieme a La cena delle ceneri e Causa, principio e uno discute di Copernico, e De gli eroici furori del 1585 che ricorda la Vita Nuova di Dante ed è una allegoria sull’entusiasmo e l’ispirazione.

Viveva male l’irruzione delle nuove idee e scoperte in un contesto in cui nelle scuole, su cui s’innestavano ipocrisia e corruzione, vigeva ancora l’edificio teologico scolastico aristotelico. Persona di vasta cultura, dai filosofi greci ai suoi contemporanei, dimostra di avere grandi capacità intuitive e di sintesi, mentre è meno dotato di capacità analitiche, poiché meno paziente e acuto nella ricerca2. Ammira Pitagora, ma prova antipatia per Aristotele che era all’opposto della sua natura contemplativa e poetica3.

Nel 1591 torna in Italia per insegnare mnemotecnica al nobile veneziano Giovanni Mocenigo che lo denuncia alla Santa Inquisizione per blasfemia ed oltraggio alla religione, in quanto insoddisfatto dell’insegnamento di Bruno. Davanti al tribunale si rifiuta di abiurare alle sue convinzioni (infinità dell’universo, sfericità della terra, non creazione della terra, eliocentrismo e mortalità dell’anima).

L’8 febbraio 1600 viene pronunciata la sentenza di condanna e rivolgendosi ai giudici afferma “Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla”. Nove giorni dopo viene condotto in Piazza Campo de’ Fiori dove viene arso vivo e le sue ceneri vengono gettate nel Tevere.

NATURALISMO. Bruno, nella sua filosofia, si ispira al naturalismo che già Telesio (filosofo e naturalista) e Cusano (cardinale, astronomo, giurista, umanista, matematico tedesco) avevano iniziato a sviluppare. In questa concezione, la natura è intesa come infinito, l’infinito come Dio. Il naturalismo è il contrario dell’illuminazione soprannaturale: Dio è conoscibile nel mondo, diventa materia della cognizione.

Bruno parla di Dio in due modi: 1) Mens super omnia (Mente al di sopra di tutto) 2) Mens insita omnibus (Mente presente in tutte le cose). Per Bruno, Dio è il cosmo e della portata delle capacità razionali dell’uomo in quanto egli ritiene vano il tentativo di risalire dalla natura a Colui che l’ha creata. Dio è anima del cosmo che opera tramite l’intelletto universale cioè l’insieme di tutte le idee o forme che plasmano la materia. Bruno definisce l’attività dell’intelletto come motore dell’universo che opera come forza seminale intrinseca alla materia. L’universo è un immenso organismo dotato di un’unica forma e materia. Dio è l’anima del mondo. Attributo dell’universo è l’infinità che ospita in sé una molteplicità inesaurubile di mondi e creature.

PANTEISMO. L’espressione panteismo (dal greco pan – tutto – e Théos – Dio – ) innanzitutto è la visione del reale per cui ogni cosa è permeata da un Dio immanente o per cui l’universo o la natura sono equivalenti a Dio. Bruno, sulla scorta della filosofia greca ed in particolare di Eraclito, degli Stoici, e Plotino, fu uno tra i primi moderni ad asserire che ci dovevano essere infiniti mondi in un universo infinito, unitario e animato. Affermava che una parte di questi mondi dovevano essere abitati come il nostro pianeta e che un universo infinito non poteva avere un centro. Questa sua concezione fu esposta in De la causa. La caratteristica chiave che contraddistingue il panteismo è che l’idea della legge naturale, l’esistenza e l’universo, siano rappresentati nel principio teologico di un Dio astratto piuttosto che una o più divinità personificate di qualsiasi tipo.

MAGIA. Giordano Bruno era interessato alla magia per la capacità di trasformare la realtà. Per magia Giordano Bruno intendeva la capacità di cogliere i meccanismi secondo i quali l’unità si articolava nella molteplicità e la molteplicità ricomponeva tutto nell’unità. In uno dei suoi scritti, Giordano Bruno diede una definizione del mago, cioè di colui che esercita le arti magiche come “Magus significat sapientem cum virtute agendi“. Fu circondata nei secoli da un’aura demoniaca perché era al di fuori dell’ideologia cattolica. Nel Rinascimento la positiva scienza della trasformazione fu un segno concreto del dominio dell’uomo sugli elementi. Giordano Bruno infatti si interessa di magia fin dai suoi primi scritti (Candelaio) riferendovisi sia in termini ironici che per quanto riguarda le operazioni di carattere magico.

Nel Candelaio (la candela destinata ad illuminare le “ombre delle idee”) commedia ambientata a Napoli, in cui si inscena l’eterna lotta degli sciocchi e dei furbi, lo spirito è quello del disprezzo della società mentre la forma è cinica. Nel Cantus circaeus le cose cambiano e la magia è lo strumento per rimettere in ordine il mondo, ristabilendo una corretta connessione tra ciò che l’uomo appare e ciò che è, risolvendo con la magia uno dei problemi più gravi su cui si interroga la filosofia del Rinascimento. Alla magia sono dedicate poi pagine molto importanti nello Spaccio della bestia trionfante con l’aggiunta dell’asino cillenico (quest’ultimo un panegiroco ironico sull’illuminazione che viene dal soprannaturale, cioè dal cielo) nel quale Bruno fa l’apologia dell’antichissima sapienza degli Egizi, i quali attraverso operazioni magiche sono stati in grado di entrare in comunicazione con gli dei e di parlare con loro ponendo un nesso vitale e positivo tra uomo, Dio e natura che il cristianesimo aveva spezzato inaugurando un’epoca di separazione tra gli uomini e gli dei.

Egli, inoltre, si occupò anche della Cabala e del mito greco. Nella sua opera Cabala del cavallo pegaseo, egli allude a Pegaso il cavallo alato della mitologia greca nato dal sangue di Medusa decapitata da Perseo, mentre Cabala si riferisce alla tradizione mistica originatasi in seno all’ebraismo. La Cabala è un pensiero simbolico in cui si tenta di spiegare una misteriosa infinità e l’universo mortale e finito, creato da Dio. Quest’opera, che si può considerare come continuazione e conclusione del precedente Spaccio de la bestia trionfante è un’opera di satira morale nella quale bersaglio dell’autore sono le religioni rivelate, cristianesimo ed ebraismo.

Concluderei dicendo che per Giordano Bruno il valore di un uomo non stà nel possesso o nella capacità di imporre la verità, bensì nella costante aspirazione alla verità, anche usando strumenti non conformi all’ideologia dominante, come le tradizioni antiche e la magia.

SCIENZA. Giordano Bruno fu un rivoluzionario grazie alle sue ricerche filosofiche che si basavano su studi scientifici preesistenti, come ad esempio quelli, seppur in contrasto fra loro, di Aristotele e Copernico. Bruno teorizzò l’infinità dell’universo modificando così il primo pensiero di Aristotele che ritenendo la terra centro di rotazione dei pianeti e del sole, la mettevano al centro dell’universo, quindi punto di riferimento assoluto. Mentre Copernico si esponeva già a una teoria di eliocentrismo, ma non ancora come universo infinito.

La rivoluzione che influenzò Bruno fu innanzitutto quella della teoria delle due centralità di rotazione, una che vedeva il sole come centro di rotazione dei pianeti e l’altra che vedeva la terra come centro di rotazione per la luna.

Ma come faceva Aristotele a vedere l’universo finito e la centralità della terra?

Prendeva come riferimento l’esempio di un oggetto lasciato cadere a terra e diceva quindi che l’oggetto andava verso il suo punto naturale per cui tutto aveva come centro la terra e da questo si poteva anche definire un alto e un basso. In quanto all’universo finito Aristotele, non calcolando l’effetto della parallasse vedeva il cambiamento di posizione delle stelle. Copernico invece oltre alla centralità del sole iniziava a calcolare la parallasse, aumentando quindi la grandezza dell’universo, ma in maniera talmente piccola per cui quasi inesistente.

Giordano Bruno si confronta anche con le teorie di Cusano (cardinale, astronomo, giurista, matematico tedesco) che cerca di definire l’infinito, ma in un contesto comunque di rotazione dell’universo attorno al sole, dando per cui un limite all’universo stesso.

Le idee di Bruno porteranno all’emergere di nuovi orizzonti non solo scientifici, aprendo le porte a teorie attuali come il multiverso, ma a problematiche umane come la mancanza di punti di riferimento dando spazio a nuovi pensieri liberatori sul tema dell’universo. Egli vedeva le teorie preesistenti come una gabbia, perciò eliminandole e valicandone i limiti dava spazio al pensiero libero e reale.

1Parte della filosofia che si occupa degli aspetti ritenuti più autentici e fondamentali della realtà, quindi oltre l’esperienza contingente e particolare della stessa.

2De Sanctis, Storia della letteratura italiana.

3De Sanctis, Storia della letteratura italiana..

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