Esiste un rischio bolla speculativa nel mercato dell’arte?

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di Sergio Mauri

Per la verità la domanda dovrebbe essere posta meglio e più correttamente. Ovvero: esiste un ben delimitato (nel tempo) rischio bolla ed è prevedibile?

La mia risposta è no: il rischio bolla è costante ed in effetti agisce di continuo nei sistemici sbalzi di valore in ogni singola transazione. Vado ora ad argomentare la mia affermazione. Premessa: per interagire al meglio con il mondo circostante bisogna conoscerne i fondamentali, altrimenti è fatica inutile. Perciò dobbiamo parlare chiaro, aggettivare ciò che si muove intorno a noi. Anche al costo di sembrare cinici.

Il capitalismo, in cui noi siamo immersi, è fondato sulla ricerca del profitto, anche a spese dello Stato. Gli attori sociali in gioco non hanno alcun interesse in comune se non quello di fregarsi a vicenda e l’unico motivo per cui entrano in rapporto fra di loro è perché non possono farne a meno: ognuno è strumento dell’altro e questo è il confine della libertà personale possibile.

In un contesto di questo tipo, dove forze cieche ed immense, nonché selvaggiamente anarchiche, non possono, per natura, creare alcun equilibrio economico, non possono costruire in modo graduale e controllato, al contrario creano e distruggono continuamente valori mobiliari di entità mai uguali a se stesse. Perché, dunque, il mercato dell’arte sussunto ai meccanismi del profitto e della finanziarizzazione, dovrebbe sottrarsi al costante (e non limitato nel tempo) gioco di creare e distruggere valore? Anche nei momenti di crescita, infatti, si dimentica di dire che essa è possibile grazie al sacrificio del “parco buoi”, rappresentato dai tanti collezionisti in buona fede. Abbiamo usato di proposito il linguaggio abituale del mercato azionario e finanziario in genere: non basta, infatti, il nome delle cose per cambiarne la sostanza.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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