Entropia italiana.

De Rita
De Rita

E’ il termine che meglio può spiegare la situazione in cui versa la società italiana che esce dagli ultimi rapporti Censis. Oltre ai sostantivi e agli aggettivi coloriti a cui stavolta fa ricorso De Rita per bastonare il paese, lo sguardo è piuttosto radicale. Non solo la situazione economica che sottende l’andamento complessivo delle relazioni sociali è malandata, ma nella nostra società sono mancanti la coesione, i legami e la progettualità. Il Censis parla addirittura di “antropologia senza storia” ed ha ragione da vendere. D’altronde che dire di una somma di individui che non ha alcun tipo di obiettivo da raggiungere (lasciamo stare l’ultimo Ipad, o le scarpe di “quella” marca) ?

In compenso la stragrande maggioranza degli italiani è appiattita su un presente senza alcuna qualità, senza uno scopo, vivendo alla giornata senza porsi domande importanti. Questa sarebbe la nostra civiltà che alcuni vantano come “superiore”.

Non ci sono obiettivi, manca qualsiasi progettazione per il futuro. Fortunatamente non tutti gli italiani sono sprofondati in questa melma, ma anche per chi ha voglia di fare, necessariamente, i tempi sono complicati, il muro di gomma invalicabile. In tutto questo l’affermarsi senza limiti del sistema di relazioni capitaliste e i media di massa come la TV, vera voce del potere – tanto apodittica quanto anti-democratica – alla quale si uniforma anche il più periferico dei soggetti, sono stati fondamentali.

Un ottimo affare per le multinazionali che in questa riduzione dell’uomo a semplice variabile economica consumistica che vive dei soliti 10 bisogni immediati da realizzare hanno il loro terreno di conquista. L’immagine dell’entropia che ho voluto evocare, esce per prima dal lavoro di De Rita: “Il benessere piccolo-borghese degli ultimi decenni ha creato un monstrum alchemicum che ci rende impotenti, come di fronte a una generale entropia”.

Anche nella attività politica e culturale De Rita vede dei forti limiti: “…l’offerta culturale e politica che oggi tiene banco è un’offerta taroccata dalla logica vuota degli schieramenti”. Nessuna speranza dunque per chi rimane allineato e coperto dietro le logiche del potere. Anzi, una logica sana vorrebbe che si rimettesse al primo posto la creatività. Le minoranze che lavorano ed elaborano proprio perché le maggioranze sono morte.

Ovviamente queste come altre analisi non vengono recepite né commentate da politici o uomini di “cultura” (sono in vena d’ironia….). Rispetto a quella che abbiamo conosciuto molti anni fa, questa società non ha confronti, è l’antropologia a farle difetto. Ma, una piccola iniziale risposta, può essere quella di traghettare la cultura critica antagonista lungo questi lunghi “40 giorni nel deserto”.

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