E’ vero che gli imprenditori italiani non sanno fare rete, ma non è tutta colpa loro.

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Una delle critiche che vengono rivolte agli imprenditori italiani è quella secondo la quale sarebbero incapaci di fare rete. Per prima cosa quando parliamo di imprenditori, in Italia, nel 90% dei casi parliamo di piccoli o piccolissimi soggetti posizionati in settori poveri del business. Detto questo, è vero: questi sono quasi tutti incapaci di fare rete. Sono incapaci di parlare tra loro, di fornirsi mutua assistenza, di unire le proprie forze senza provare paura o invidia.

La loro colpa, tuttavia, è solo parziale, poichè concerne unicamente il fatto di aver abboccato a questa ideologia egoistica e mostruosa che in ogni caso non hanno inventato loro. Chi l’ha inventata, allora? I grandi possessori di mezzi di comunicazione, di strumenti politici ed economici, tra cui le grandi aziende, sapendo bene che dominare molti piccoli operatori è più facile e conveniente che non affrontare pochi colossi, in qualsiasi campo. Hanno creato il caos per governare incontrastati.

Coloro che hanno diffuso la mentalità del “piccolo è bello”; dell’ “Italia è fatta di piccole o micro-imprese”; di “il nostro punto di forza sono le piccole imprese”; oggi sono testimoni dello sfascio di tutto ciò di cui cantavano le lodi. Costoro, allora, non solo dovrebbero spiegarci come oggi queste imprese potrebbero salvarsi dalla bancarotta internazionalizzandosi per competere nel mercato globale, ma innanzitutto perché non sono in grado di farlo. Questi soggetti dovrebbero, inoltre, rispondere delle loro responsabilità nell’aver diffuso questa ideologia. Perché di un’ideologia del tipo peggiore, cioè manipolatrice, si tratta, e non di teoria economica che sempre è supportata da dati di fatto riscontrabili nella realtà.

Sfortunatamente, però, ma non lo dico con spirito fatalistico, ci troviamo in una situazione di crisi.

Piccoli e piccolissimi soggetti imprenditoriali dovrebbero impegnarsi a dare voce al loro proprio mondo frammentato, in cui rientrano di fatto anche i loro eventuali dipendenti con cui condividono gran parte della loro vita, e lottare per un miglioramento delle condizioni generali di vita, senza discriminazione alcuna. Nella nostra società ci sono già innumerevoli motivi di divisione. Cerchiamo ora di unirci per contare veramente.

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