Detassazione delle 13me, degli straordinari e propensione al consumo.

L'avvenire tecnocratico dell'Italia
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Quattro, cinque anni fa i mezzi di comunicazione di massa asserivano che per affrontare la crisi bisognava detassare le 13me e gli straordinari. L’invocazione della misura era ed è trasversale, bisogna dirlo chiaramente. E torna alla ribalta ogni volta che la nostra classe dirigente è a corto di idee. Questa misura è uno degli assunti dell’economia keynesiana, dai più vista come “cavallo di troia” della sinistra o grimaldello per far passare delle politiche sociali di redistribuzione del reddito, in realtà artiglieria pesante del sistema che vuole autoconservarsi. Tuttavia, perché non detassare queste benedette tredicesime? In verità ormai ci stiamo rassegnando all’entropia, visto che non viene presa alcuna misura se non quella di alleggerire le tasche degli italiani.

Anche se i lavoratori si trovassero in busta paga 150/200 € netti in più una tantum o solo nel caso facessero gli straordinari, ciò non risolverebbe la questione della crisi e non perché (come l’improvvisato economista Gianni De Michelis andava dicendo) “i lavoratori quei soldi se li terrebbero” ma per ragioni osservate già molti decenni fa, pertanto non nuove, e già digerite da tutti gli economisti…anche da quelli che fanno gli struzzi.

La propensione al consumo si esplica in una relazione tra consumo e reddito. E’ una relazione macroeconomica tra la spesa aggregata dei consumatori di un intero paese e il loro reddito aggregato. Keynes fu così brillante da associare alla propensione al consumo la fondamentale legge psicologica secondo cui crescendo il reddito aggregato, la spesa per consumi dovrebbe aumentare ma in modo meno che proporzionale all’aumento del reddito. Ecco, perciò, che la misura di alleggerimento delle 13me dal peso fiscale appare per ciò che realmente è: una misura demagogica, di breve e scarso impatto congiunturale, per non parlare dell’assenza di efficacia sull’inversione di rotta del sistema.

Secondo Keynes, inoltre, consumo e risparmio sono collegati, ma in una relazione inversa. L’abbassamento dei tassi d’interesse avvantaggerebbe i consumi ma non le banche e viceversa. Rispetto ai problemi del sistema economico, rimettere in ciclo alcune centinaia di milioni di € non sarebbe una misura particolarmente azzeccata. Sarebbe meglio, invece, distruggere una determinata quantità di merci, eliminare una certa quota di concorrenti e ripartire nella produzione…..

 

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