Dante, Petrarca e la Chiesa cattolica.

Dante, Petrarca e la Chiesa cattolica
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di Sergio Mauri

Essere un intellettuale di corte, come Petrarca, vuol dire vivere al servizio di un Signore piuttosto che di un altro, esercitando il proprio mestiere, le proprie abilità e non si preoccupa di mantenere un radicamento in una comunità di appartenenza, né di partecipare attivamente alla vita politica di quella corte, di quel regno, di quel Signore, ma è uno che presta servizio come no specialista che si mette al servizio del miglior offerente.

Dante non è così. Dante non vive della sua poesia, lo fa perché, in qualche modo, ne è costretto. Dante è uno speziale, della corporazione dei medici speziali e sente l’appartenenza alla sua città come ad una appartenenza che continua nel tempo. Egli si sente un pesce fuor d’acqua durante i lunghi 20 anni di esilio, in cui è – in qualche modo – “costretto a rapportarsi con le corti e la loro politica. Anche i poeti facevano politica, al tempo: ambascerie; aiutano i Signori a compilare degli atti diplomatici; a scrivere, a rappresentarli.

Il Petrarca fece altissimamente questo lavoro, ricevendo delle donazioni (un Signore gli donerà delle terre). Un altro aspetto interessante è che molti intellettuali italiani nel Basso Medioevo prendono gli ordini minori, ovvero quegli ordini attraverso i quali gli intellettuali si mettono al servizio della Chiesa. Ovvero non esercitano la liturgia a non esercitano i sacramenti, ma hanno l’obbligo del celibato. Quindi sono disimpegnati da tutti gli obblighi dell’attività ecclesiastica. Tuttavia, hanno anche l’obbligo di sottoporre le loro opere alla Chiesa che verifica se collimano con i suoi principi; hanno l’obbligo della residenzialità e vivono di una rendita. La Chiesa gli dà un provento perché l’intellettuale sia al suo servizio.

Ludovico Ariosto visse in segretezza con la donna che amava, con la quale ebbe anche dei figli, mantenendo gli ordini del celibato, visto che non aveva di che vivere.

Apriamo ora un capitolo sugli ordini: secolare e regolare. La Chiesa è una grande istituzione millenaria che caratterizza il nostro mondo occidentale. Ci interessiamo della Chiesa per l’immenso potere che ebbe lungo tutto il Medioevo e sulle ripercussioni di questo potere.

L’ordinamento della Chiesa ( dal greco ecclesia, assemblea del popolo, comunità aperta a tutti) si fonda su 2 pilastri: l’ordine secolare e quello regolare. La Chiesa si organizza in un certo modo, è un ordinamento che vive nella storia e nei problemi dell’uomo e deve mantenere il proprio messaggio adattandosi ai tempi. Tuttavia è depositaria di verità che sono statiche e indissolubili e deve – quindi – al secolo, organizzarsi per operare, difendere e diffondere queste verità che sono rivelate, atti di fede indiscutibili.

Lasciando pure da parte quegli aspetti della Chiesa che riguardano la teologia, le questioni inerente le cose extrasensibili, di cui la Chiesa è custode e al cui capo c’è il vicario di Cristo, cioè il Pontefice, dobbiamo notare che questa carica era già presente nella magistratura romana che, al tempo, si riferiva al massimo sacerdote pagano.

Il Papa dispone di un ordine secolare: la Chiesa è divisa in Diocesi; la Diocesi ha poi delle Parrocchie. Quindi, sotto il Vescovo c’è il Parroco che a sua volta ha sotto di sé, dei sacerdoti. A loro volta Parroci e sacerdoti si fanno affiancare da ordini minori laici: diaconi, chierichetti, perpetue.

Abbiamo poi l’ordine regolare che è composto da organizzazioni che seguono delle regole. Le regole se le danno da soli, è composto da cristiani che si uniscono tra di loro. Fra questi: l’ordine Francescano (povertà e predicazione) di tipo pauperistico; Compagnia di Gesù, Gesuiti, la cui regola principale è quella dell’obbedienza, eleggono un “Papa Nero”, sono molto attenti e presenti nell’ambito della cultura, attenti studiosi di tutta la lettura eretica, marxista o anticristiana, detengono un primato nell’educazione. Sono quindi grandi educatori, controllori della cultura, totalmente obbedienti al Papa.

Anche il loro “Papa Nero” è tuttavia subalterno al Papa e alla gerarchia ecclesiastica. Il gesuita sa estrapolare una frase da quello che una persona ha detto per condannarla e conosce a memoria i modi pere trovare errori e sfumature nel discorso di ognuno. Ci sono poi l’ordine dei Domenicani, l’ordine dei Benedettini (San Benedetto da Norcia) col loro motto Ora et labora. Le regole che tutti questi ordini si danno, comunque, devono essere riconosciuti dalla Chiesa, dal Papa e dagli organismi che controllano l’attività degli stessi e che queste regole siano accettate, compatibilmente con l’ortodossia.

Dopo l’accettazione, l’ordine diventa servizio della Chiesa.

Durante il Medioevo nella Chiesa regnava la corruzione. Le accuse più pesanti, in questo senso, erano il Nicolaismo (libertinaggio e consumo di carni di animali sacrificati agli idoli) e Concubinato. Spesso, in quel periodo, i sacerdoti diventavano tali per aver comprato le cariche, non sapendo magari nemmeno alcunché di liturgia. È da questo che nasce San Francesco e il movimento dei pauperisti, oltre a correnti ereticali che insorgono contro lo stato delle cose. La Chiesa ne è percorsa continuamente. Gli ordini regolari si formano anche per ridare dignità alla Chiesa. Durante il Medioevo l’uomo è permeato dalla fede, non è pensabile possa staccarsi da essa. Coloro che lo fanno sono rarissimi, sono gli epicurei, i seguaci di Epicuro.

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