Ho deciso di scrivere sull’argomento dopo averne discusso frequentemente con alcuni dei miei corrispondenti. Il dubbio di fondo che attanaglia tutti gli artisti, sul quale crescono poi i discorsi, è sempre lo stesso: sto perdendo tempo e soldi?
A cascata, sorgono ulteriori domande: gli organizzatori sono in grado di selezionare e la commissione giudicante di giudicare gli artisti? Sono quesiti di non poco conto. Inoltre; i media scelti, lo sono in maniera equilibrata, cioè non appiattiti sulla moda del momento, in modo da rappresentare tutto lo spettro dell’espressione artistica? I più radicali fra i miei interlocutori sostengono che alcuni media non siano propriamente arte e se tali vengono considerati così è in virtù di una forzatura ideologica che vuole includere forme di riproduzione meccanica della realtà (tal quale) in cui l’essere umano ha poca o nulla presenza. Il tema della meccanizzazione dell’uomo è più serio di quel che potrebbe pensare e tocca anche il mondo dell’arte. La meccanizzazione allontana l’uomo, virtualmente e realmente, dalla sua condizione concreta, dalla sua vita.
Su questo tema voglio dire una cosa che non mi stancherò mai di ripetere: la pittura e il disegno in quanto implicano una certa manualità non saranno mai come la fotografia. La questione si può riassumere così: quale e di che qualità è la relazione tra l’artista e l’oggetto? La pittura e il disegno, contrariamente alla fotografia, hanno una differente, piena e più profonda esperienza relazionale con l’oggetto. La TV, il video e altri media che, come essi, sono figli dei mass media e che oggi sembrano voler far concorrenza alla pittura o alla scultura, sono l’esatto opposto dell’arte. Il bombardamento di immagini è anche l’esatto contrario della tempistica dell’arte che è essenzialmente lenta.
Ancora; l’insindacabilità del giudizio confina o include l’opacità dello stesso? E’ giusto conoscere anche il curriculum di chi giudica ed organizza e quali sono le sue idee su ciò che sta facendo? La mia risposta personale è affermativa: sono un fautore della trasparenza e sono contro tutte le opacità e le rendite di posizione. Per esperienza personale sono convinto che i ruoli non siano separabili dalle persone che li rivestono e credo che una persona con delle remore morali sia preferibile ad una che non ne abbia e magari pensi soltanto, per esigenze di carriera, a fare bella mostra di sé.
Tuttavia, alcune regole, in contesti di concorsi artistici, ci dovrebbero essere:
1) un’equa ripartizione dei media anche tenendo conto delle diverse abilità connesse alla realizzazione dell’opera;
2) organizzatori che rispettino le capacità espressive di tutti e non solo di coloro che operano nei settori in cui anch’essi siano coinvolti;
3) una commissione giudicante i cui curriculum denotino un percorso artistico serio, sia sul versante intellettuale che su quello dell’abilità manuale e, cosa veramente importante, argomenti i propri giudizi, nero su bianco, motivandone l’articolazione.
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