Come immagino un nuovo tipo di teatro.

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Un’ipotesi di lavoro, un’idea da coltivare. Oltre le cristallizzazioni ed il vecchiume; oltre il falso nuovo ed il valore mercantile. Per una riappropriazione totale della presenza umana sulla scena.

Questo Teatro sperimenta la possibilità di una nuova espressione delle idee che non sia mera comunicazione. Essa si attua attraverso “ParolaInRete” che è un progetto che ha il suo centro, per l’appunto, nella Parola.

– E’ incompatibile con la parola come viene usata tradizionalmente e, al tempo stesso, con ogni tipo di contestazione a quest’uso. L’approccio al progetto deve realizzarsi più nell’ascoltare che nel leggere. Questa restrizione è necessaria per comprendere meglio le parole che “sentirete” e, quindi, le idee, che sono i reali personaggi del progetto.

– Questo progetto non contesta ma si oppone – ontologicamente – al sistema culturale dominante (in cui anche la Parola è utilizzata come veicolo) che riduce la Parola a Chiacchiera (che va a sostituirla) o ad Urlo (che la distrugge dopo averla dissacrata).

– Sia la Chiacchiera che l’Urlo hanno in comune il contesto ambientale della società contemporanea: il neo-capitalismo consumistico. Cioè un capitalismo che produce, per un consumo il più veloce e vasto possibile, cose superflue. La Chiacchiera e l’Urlo sono sottoposti alle regole del mercato consumistico. Sono dedicate al consumo, come per qualsiasi altra merce. Non devono restare ma riprodursi continuamente in nuove chiacchiere e nuove urla per poter essere consumate da dei destinatario purtroppo educati a questo tipo di ricezione.

– Questo progetto non prevederà questo contesto ma ne farà a meno. Le Parole veicoleranno le idee (i personaggi reali del progetto) che saranno organizzate da un Metodo.

– Come già sappiamo, sia la Chiacchiera che l’Urlo hanno in comune l’odio per la Parola. La Chiacchiera è un rituale dove la medietà della super-dilatata piccola-borghesia italiana (la famosa classe media) si rispecchia, riconoscendosi. L’Urlo, invece, è il rituale dello stesso gruppo sociale che vi si purifica quasi religiosamente, attraverso il piacere della provocazione e dello scandalo, confermando – infine – le proprie convinzioni di partenza. Il progetto di Parola ha , invece, come destinatari gli stessi gruppi culturali da cui è prodotto: coloro che hanno interessi culturali veri. E al posto del riconoscersi, si vivificheranno e scambieranno le opinioni e le idee in un rapporto più critico che rituale.

– Ogni autore dovrà fondare la sua abilità sulla sua capacità di comprendere veramente il testo. Il Progetto di Parola non si rivolge all’opinione pubblica, alla classe media, anzi, le esclude. Gli autori, attraverso testi fondati sulla Parola si rivolgono a quella parte (minoritaria) dagli interessi culturali veri: il progetto nasce ed opera totalmente nell’ambito della cultura.

– Questo progetto ricerca il suo spazio non nell’ambiente ma nella testa. Non ha interessi spettacolari o mondani: il suo unico interesse è quello culturale, comune agli autori e ai lettori-ascoltatori che dunque, quando si radunano, compiono un atto culturale.

– La partecipazione al progetto non prevede soltanto l’accordo con quanto qui sostenuto ma anche l’essere convinti che l’Economia Politica sia una scienza esatta.

– Destinatari di questo progetto sono coloro (senza distinzione alcuna) che per cultura, intelligenza e sensibilità sono la parte più avanzata della società italiana. Quindi, questo non è un progetto per tutti. I destinatari non saranno nè sorpresi, nè divertiti, nè scandalizzati dai contenuti del progetto, perchè, in tutto pari agli autori – o autori essi stessi – dei testi. Decentramento è la parola d’ordine.

I testi che esprimono gli interessi culturali reali dei destinatari e degli autori, non si inseriscono in alcuna tradizione: la ignorano e la scavalcano una volta per tutte.

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