Alcune considerazioni a più di un mese dalle elezioni in Grecia.

Yanis Varoufakis
Yanis Varoufakis
Il punto è: chi ha vinto, la Troika o Syriza? Io credo che siamo in un limbo. Nessuno dei due ha ottenuto ciò che voleva. Tuttavia, è chiaro che nemmeno il governo Syriza abbia ottenuto tutto ciò che voleva. In un certo senso l’Europa ha bloccato, per il momento l’offensiva greca. Il problema era ed è: può un picolo paese, economicamente nella merda, isolato internazionalmente e senza un’industria, avere delle chances di sopravvivenza politica?
Ma procediamo e facciamo un pò il punto della situazione. Come andiamo? Molti criticano Syriza, altri pensano sia l’unica soluzione e che la strada sarà facile. L’alpha e l’omega nello spazio di pochi metri e pochi secondi. Le parole al vento dei tanti che tentano di spiegarsi (malamente) il mondo ci sono sempre state. Tuttavia, come diceva qualcuno, il mondo non ce lo dobbiamo più semplicemente spiegare, ma dobbiamo trasformarlo.

E il problema è che noi, esseri viventi nella generale atomizzazione prodotta dal capitale, leggiamo la realtà attraverso i resti di quel prisma fatto a pezzi che sarebbe invece la realtà, quella vera, che dovremmo ricomporre. Una realtà che il capitale ha parcellizzato. Il dato caratteristico della nostra epoca è questa entropia borghese che ci avvinghia mortalmente.

Quindi, siamo sempre lì. Dobbiamo cercare di avvicinarci alla realtà complessa ed immensa delle cose che accadono, sapendo che si tratterà pur sempre di un’approssimazione, la più corretta possibile, si spera.

Comunque stamattina parlavo con un mio corrispondente di Grecia, Germania, EU, eccetera. La cosa che mi è venuta in mente e di cui mi sono accorto è che i margini di manovra sono ristretti, ma non solo per Tsipras, anche per la EU. Il risultato spagnolo, l’aver portato in piazza un sacco di gente e l’essersi collegati alla vittoria in Grecia, è di fondamentale importanza. Tuttavia, nelle settimane, la Spagna si è un pò isolata, e mi dicono essersi un pò chiusa in se stessa e nei suoi problemi particolari. Però, non faccio fatica ad immaginare che il Portogallo possa portare a maturazione un movimento del genere (mi informano che siamo sulla strada giusta!). Ma si tratta pur sempre di un piccolo paese. La chiave di volta sarebbe l’Italia che, forse, potrebbe portare anche la Francia a riconsiderarsi più decisamente. Difficile, vero?

A livello EU ci sono diversi esperimenti in corso. Tralasciamo quello della Grecia che ha voltato pagina e che probabilmente si vedrà soggetta a qualche altro (tentativo) di esperimento, ma vedremo se e come lo sarà, nelle prossime settimane. Il Belgio, ad esempio, ha avuto qualche tempo fa, un governo vacante per più di 500 giorni, senza considerare la struttura del debito molto simile all’Italia e la divisione statual-istituzionale al suo interno, sulla base di una contrapposizione etnico-linguistica. Insomma, processi pilotati nella generale afasia della popolazione, lavoratori inclusi. Peraltro l’economia, durante il periodo di vacanza del governo, è andata meglio. Percoò alla gente può tranquillamente non fregare un cazzo di democrazia eccetera. Basta avere la pancia piena.

Sorgono, tuttavia, spontaneamente alcune domande.

I greci, i lavoratori greci soprattutto, ma anche i disoccupati, sanno che per portare a termine la loro lotta dovranno contrapporsi seriamente all’EU e ai tedeschi? Sanno che potrebbero essere abbandonati a sé stessi, continuando di fatto l’esperimento di ingegneria sociale perpetrato ai loro danni dalle classi dominanti europee, col tacito beneplacito degli Stati Uniti, e che potrebbero anche ritrovarsi nella condizione di essere scollegati al sistema monetario e di scambi con Bruxelles? Sono disposti i proletari greci, magari con l’appoggio degli spagnoli, ad altri sacrifici per minare il sistema dalle fondamenta? Attento, qui il mio discorso si fa necessariamente antropologico. I miei nonni, ma anche mio padre erano persone abituata a resistere in condizioni di privazione abbastanza importanti. E oggi? Sto semplicemente dicendo che la devastazione della Grecia è iniziata circa 5 anni fa ed oggi ne vediamo le conseguenze. Ma il percorso non è ultimato. I greci sono già stufi o hanno margini di resistenza? Conosciamo il tipo antropologico a cui sono affidate le future lotte in seno all’EU? Il Big Sur, su chi, su quali uomini e donne può contare? In Italia, gli ultimi 50 anni di consumismo neocapitalista sono passati come un uragano che ha spazzato via i residui culturali del mondo in cui noi siamo nati e cresciuti. Quel mondo che ha costruito i nostri ragionamenti e le nostre parole, il nostro linguaggio in grado di organizzare e costruire socialità e frizione con l’esistente. Guardiamo all’italia. La situazione culturale dell’Italia è disperata. Credo irrecuperabile. Dovremo attendere un paio di secoli per una possibile ricostruzione di alternative possibili, ma intanto ci muoviamo per scardinare i processi decisionali e di potere consolidati e decisi dalle classi dominanti euro-americane, non solo continentali.

La democrazia radicale che abbiamo enunciato così chiaramente è un aspetto di questa lotta e di questa possibilità. Dobbiamo, però, essere coscienti del fatto che il braccio di ferro sarà lungo e difficile e richiederà molto metodo e moltissimo sacrificio, sperando che le persone, in Grecia come altrove, non abbandonino la barca non appena subodorano sacrifici politici (ed economici imposti dai ricatti euro-americani) in arrivo e seguano qualche pifferaio magico o cazzone di turno pronto a promettere loro una facile via d’uscita dalla crisi di accumulazione capitalistica globale.

La Cina e la Russia hanno offerto il loro aiuto alla Grecia. E’ una buona cosa. Questo atto ha obbligato Obama a fare anch’egli un’offerta. La Francia ha dichiarato la propria vicinanza alla Grecia. La Germania sembra indirizzarsi verso l’isolamento. I rapporti di forza si stanno alterando, ma sarà difficile far staccare la Germania dall’asse degli interessi economico-politici con Washington. Il futuro necessita di grandi capacità e disponibilità al rischio.

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